La recessione gengivale rappresenta una condizione parodontale diffusa che colpisce milioni di persone in tutto il mondo, caratterizzata dal progressivo ritiro del tessuto gengivale che espone la superficie radicolare del dente. Questo fenomeno non è solo un problema estetico, ma può comportare significative complicazioni funzionali e sensitive. Il margine gengivale, normalmente aderente alla giunzione smalto-cemento del dente, arretra progressivamente creando spazi vulnerabili tra denti e gengive. 

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Il risultato è spesso un sorriso alterato esteticamente e, cosa più importante, una maggiore sensibilità dentale accompagnata da un rischio aumentato di carie radicolare e problemi parodontali. Fortunatamente, la moderna odontoiatria offre diverse soluzioni efficaci, dagli interventi preventivi fino alle tecniche chirurgiche avanzate come gli costi degli innesti gengivali, che permettono di ripristinare i tessuti perduti e proteggere la salute orale a lungo termine.

Anatomia gengivale e meccanismi della recessione

Le gengive rappresentano un elemento fondamentale del sistema parodontale, costituendo una barriera protettiva essenziale per le strutture dentali sottostanti. Per comprendere la recessione gengivale è necessario conoscere alcuni aspetti anatomici basilari:

  • Gengiva aderente: tessuto cheratinizzato fermamente attaccato all'osso alveolare e al cemento radicolare
  • Gengiva libera: porzione non aderente che forma il solco gengivale
  • Linea mucogengivale: giunzione tra gengiva cheratinizzata e mucosa alveolare

Il meccanismo della recessione coinvolge un complesso insieme di fattori che portano alla degenerazione e migrazione apicale del tessuto gengivale. Questo processo comporta:

  • Distruzione del collagene presente nel tessuto connettivo gengivale
  • Alterazione dell'equilibrio tra cellule epiteliali e connettivali
  • Infiammazione cronica che modifica l'architettura tissutale

Quando la gengiva aderente è sottile e poco cheratinizzata, aumenta significativamente la predisposizione alla recessione. Le implicazioni cliniche di questo fenomeno vanno ben oltre il semplice aspetto estetico, poiché la radice esposta diventa più vulnerabile all'usura meccanica e all'attacco batterico.

Classificazione delle recessioni gengivali

Nel 1985, il parodontologo P.D. Miller introdusse un sistema di classificazione delle recessioni gengivali che ancora oggi rappresenta un riferimento clinico fondamentale. Questa classificazione si basa sul rapporto tra il margine gengivale e la linea mucogengivale, nonché sulla presenza di perdita ossea interdentale:

  • Classe I: recessione che non si estende alla linea mucogengivale e senza perdita di tessuto interdentale
  • Classe II: recessione che si estende fino o oltre la linea mucogengivale, senza perdita di tessuto interdentale
  • Classe III: recessione con perdita di tessuto interdentale o malposizionamento dentale
  • Classe IV: recessione severa con significativa perdita di tessuto interdentale

Questa classificazione non ha solo valore descrittivo, ma offre anche importanti indicazioni prognostiche sulla predicibilità dei risultati terapeutici. Infatti, mentre le classi I e II presentano una prognosi favorevole con possibilità di copertura radicolare completa, le classi III e IV hanno risultati meno prevedibili e spesso solo parziali.

Eziologia multifattoriale della recessione gengivale

La recessione gengivale è il risultato dell'interazione di diversi fattori che possono essere classificati in predisponenti e scatenanti. Questa distinzione è fondamentale per un approccio terapeutico mirato:

Fattori predisponenti anatomici

L'architettura anatomica dei tessuti parodontali rappresenta un elemento determinante nella suscettibilità alla recessione:

  • Biotipo gengivale sottile: gengive poco cheratinizzate e con ridotto spessore presentano minore resistenza ai traumi
  • Malposizione dentale: denti vestibolarizzati hanno spesso una corticale ossea più sottile e conseguentemente una gengiva meno supportata
  • Deiscenze ossee: difetti nella corticale ossea che riducono il supporto del tessuto gengivale
  • Inserzioni muscolari anomale: frenuli con attacco alto che esercitano trazione sulla gengiva libera

Studi istopatologici hanno dimostrato che oltre il 40% degli individui con biotipo gengivale sottile sviluppa recessioni significative entro i 40 anni di età, indipendentemente dalla qualità dell'Igiene orale.

Fattori scatenanti comportamentali

Le abitudini quotidiane e i comportamenti personali giocano un ruolo cruciale nell'iniziare e aggravare il processo di recessione:

  • Tecniche di spazzolamento traumatiche: l'uso di spazzolini con setole dure e movimenti orizzontali eccessivamente vigorosi rappresenta la causa comportamentale più comune
  • Piercing orali: corpi estranei che creano microtraumi cronici e infiammazione localizzata
  • Tabagismo: riduce il flusso sanguigno gengivale e altera la risposta immunitaria locale
  • Bruxismo: forze occlusali eccessive che creano microfratture a livello del colletto dentale

È interessante notare che le tecniche di spazzolamento aggressive possono causare abrasioni della superficie radicolare che, a loro volta, accelerano ulteriormente il processo di recessione, creando un circolo vizioso difficile da interrompere.

Fattori patologici

Diverse condizioni patologiche possono contribuire significativamente allo sviluppo della recessione gengivale:

  • Malattia parodontale: l'infiammazione cronica distrugge progressivamente i tessuti di supporto
  • Traumi occlusali: forze masticatorie non bilanciate che causano microdanni alla giunzione dento-gengivale
  • Lesioni erpetiche ricorrenti: infezioni virali che possono danneggiare il tessuto gengivale
  • Disturbi autoimmuni: condizioni come il lichen planus orale che alterano l'integrità epiteliale

La malattia parodontale, in particolare, rappresenta una causa significativa nelle fasce d'età più avanzate, dove oltre il 65% delle recessioni in pazienti oltre i 60 anni è associata a forme di parodontite precedente o attiva.

Manifestazioni cliniche e diagnosi

La recessione gengivale si manifesta con segni e sintomi caratteristici che variano in intensità a seconda della gravità e dell'estensione del difetto:

  • Esposizione radicolare: la superficie della radice diventa visibile e presenta spesso un colore più giallastro
  • Ipersensibilità dentinale: dolore acuto e transitorio scatenato da stimoli termici, tattili o osmotici
  • Compromissione estetica: alterazione dell'armonia del sorriso, particolarmente evidente nei settori anteriori
  • Accumulo di placca: le superfici radicolari esposte tendono a trattenere maggiormente i depositi batterici

Per una diagnosi accurata, è essenziale un'attenta valutazione clinica che include:

  1. Misurazione della recessione: distanza verticale dalla giunzione smalto-cemento al margine gengivale
  2. Valutazione della profondità di sondaggio: per escludere la presenza di tasche parodontali attive
  3. Analisi del biotipo gengivale: mediante sonde parodontali specifiche o tecniche di translucenza
  4. Rilevamento di lesioni cervicali non cariose: abrasioni, erosioni o abfrazioni associate

L'utilizzo di fotografie cliniche seriate rappresenta uno strumento diagnostico prezioso per monitorare la progressione della recessione nel tempo e valutare l'efficacia dei trattamenti.

Complicanze associate alla recessione

Se non trattata, la recessione gengivale può portare a diverse complicanze che compromettono la salute orale:

  • Carie radicolari: la dentina esposta è più suscettibile all'attacco acido batterico
  • Usura cervicale: perdita di sostanza dentale per abrasione/erosione nella zona esposta
  • Mobilità dentale: nelle forme avanzate con significativa perdita di supporto parodontale
  • Difficoltà di igiene: creazione di nicchie difficili da detergere che favoriscono l'accumulo di placca

Studi longitudinali hanno dimostrato che la progressione media delle recessioni non trattate è di circa 0,1-0,3 mm all'anno, con significative variazioni individuali legate ai fattori di rischio presenti.

Approcci preventivi e intercettivi

La prevenzione rappresenta sempre la strategia più efficace e meno invasiva per gestire la recessione gengivale. Un approccio preventivo completo include:

Controllo dei fattori di rischio

L'identificazione e la correzione dei fattori eziologici rappresenta il primo passo fondamentale:

  • Educazione all'igiene orale: insegnamento di tecniche di spazzolamento atraumatiche (metodo di Bass modificato)
  • Selezione appropriata degli strumenti: spazzolini a setole medie o morbide, utilizzo corretto del filo interdentale
  • Correzione di abitudini parafunzionali: uso di Bite notturni per controllare il bruxismo
  • Rimozione di piercing orali: eliminazione di fonti di trauma meccanico locale

Secondo l'American Dental Association, l'adozione di una tecnica di spazzolamento corretta può ridurre fino al 70% il rischio di sviluppare nuove recessioni in soggetti predisposti.

Terapia parodontale di supporto

Il mantenimento di un ambiente parodontale sano è essenziale per prevenire l'insorgenza o la progressione della recessione:

  • Detartrasi professionale periodica per rimuovere placca e Tartaro sopra e sottogengivale
  • Levigatura radicolare in presenza di tasche parodontali attive
  • Applicazione professionale di Fluoro sulle superfici radicolari esposte
  • Controlli periodici per monitorare la stabilità dei tessuti gengivali

Un programma di richiami professionali personalizzato, con frequenza variabile dai 3 ai 6 mesi in base al rischio individuale, si è dimostrato efficace nel ridurre del 45% la progressione delle recessioni esistenti.

Trattamenti non chirurgici della recessione

Nelle fasi iniziali o nei casi meno gravi, è possibile adottare strategie terapeutiche non chirurgiche che possono limitare la progressione e ridurre i sintomi associati:

  • Desensibilizzanti dentinali: prodotti a base di nitrato di potassio, arginina o nano-idrossiapatite che bloccano la trasmissione degli stimoli dolorosi
  • Vernici protettive: compositi fluidi o cementi vetroionomerici applicati sulle superfici esposte
  • Terapia laser a bassa intensità: stimolazione della rigenerazione tissutale e riduzione dell'infiammazione
  • Modifiche dello spazzolamento: adozione di tecniche e strumenti specifici per aree con recessione

È importante sottolineare che questi approcci non permettono di ottenere una copertura radicolare, ma sono efficaci nel controllo dei sintomi e nella prevenzione di ulteriori danni.

Tecniche chirurgiche moderne

Quando la recessione è significativa e provoca problemi funzionali o estetici, l'approccio chirurgico diventa necessario. Le moderne tecniche microchirurgiche offrono risultati predicibili con minima invasività:

Lembi peduncolati

Queste tecniche utilizzano tessuto gengivale adiacente al difetto per coprire la recessione:

  • Lembo a riposizionamento coronale: mobilizzazione del tessuto gengivale esistente verso la corona del dente
  • Lembo a riposizionamento laterale: spostamento laterale di tessuto da un'area adiacente con gengiva sufficiente
  • Tecnica a doppia papilla: utilizzo del tessuto delle papille interdentali mobilizzate

I lembi peduncolati sono particolarmente indicati per recessioni di classe I e II di Miller, dove si può ottenere una copertura radicolare completa in oltre l'85% dei casi.

Innesti di tessuto connettivo

Rappresentano il gold standard per il trattamento delle recessioni multiple o severe:

  • Prelievo palatino: tessuto connettivo autogeno prelevato dal palato del paziente
  • Tunnel senza incisioni verticali: tecnica minimamente invasiva che preserva le papille interdentali
  • Tecniche bilaminari: combinazione di lembo a riposizionamento coronale e innesto di tessuto connettivo

Gli innesti di tessuto connettivo offrono il vantaggio di aumentare lo spessore gengivale, riducendo il rischio di recidiva. Studi a lungo termine hanno dimostrato una stabilità del risultato superiore all'80% a 5 anni dall'intervento.

Materiali alternativi all'innesto autologo

Per ridurre la morbilità associata al prelievo palatino, sono stati sviluppati materiali alternativi:

  • Matrice dermica acellulare: tessuto connettivo di origine umana o animale decellularizzato
  • Matrice di collagene xenogenica: scaffold di collagene di origine porcina o bovina
  • Membrane riassorbibili: barriere che facilitano la rigenerazione tissutale guidata
  • Derivati della matrice dello smalto: proteine che stimolano la rigenerazione parodontale

Questi biomateriali mostrano risultati promettenti, con percentuali di copertura radicolare che raggiungono il 70-75% rispetto all'85-95% degli innesti autologhi, ma con il vantaggio di eliminare la morbilità del sito donatore.

Gestione post-operatoria e mantenimento dei risultati

Il successo a lungo termine degli interventi di chirurgia mucogengivale dipende in larga misura da una corretta gestione post-operatoria e da un programma di mantenimento personalizzato:

  • Controllo del dolore e dell'edema: terapia antidolorifica e antinfiammatoria
  • Igiene orale modificata: evitare lo spazzolamento diretto dell'area trattata per le prime 2-3 settimane
  • Risciacqui con clorexidina: per il controllo chimico della placca durante la fase di guarigione
  • Dieta semisolida e fresca: per evitare traumi meccanici e termici sui tessuti in guarigione

È fondamentale programmare controlli regolari a 1, 3, 6 e 12 mesi dall'intervento per monitorare la stabilità dei risultati e intervenire tempestivamente in caso di iniziali segni di recidiva.

Fattori prognostici

Diversi fattori influenzano il risultato delle procedure di copertura radicolare:

  • Classe della recessione: migliore prognosi per le classi I e II di Miller
  • Spessore del lembo: lembi più spessi garantiscono maggiore stabilità
  • Esperienza dell'operatore: la curva di apprendimento delle tecniche microchirurgiche è significativa
  • Aderenza del paziente: il rispetto delle istruzioni post-operatorie è determinante

Studi clinici hanno dimostrato che la presenza di una banda di gengiva cheratinizzata di almeno 2 mm post-intervento è associata a una maggiore stabilità del risultato nel lungo periodo.

Bibliografia

  • Zucchelli G., Mounssif I. "Periodontal plastic surgery: Mucogingival reconstructive techniques for esthetic restorations", 2021
  • Lindhe J., Lang N.P., Karring T. "Clinical Periodontology and Implant Dentistry", 2023
  • Cairo F., Cortellini P. "The rationale for periodontal therapy in modern clinical practice", 2022

FAQ

Qual è il tempo di recupero dopo un intervento di copertura radicolare?

Il recupero completo dopo un intervento di copertura radicolare richiede generalmente 2-3 settimane per la guarigione iniziale dei tessuti molli. Durante la prima settimana si possono avvertire fastidio e gonfiore moderati, controllabili con farmaci antinfiammatori. La maturazione completa dei tessuti e la stabilizzazione del risultato richiedono invece 3-6 mesi, periodo durante il quale è necessario adottare tecniche di igiene orale modificate e controlli periodici.

La recessione gengivale può ripresentarsi dopo il trattamento?

La recessione gengivale può ripresentarsi dopo il trattamento se non vengono eliminati i fattori causali originari. Studi a lungo termine mostrano una stabilità dei risultati dell'85-90% a 5 anni in pazienti che seguono un adeguato programma di mantenimento. I fattori che aumentano il rischio di recidiva includono il biotipo gengivale sottile, il tabagismo, le tecniche di spazzolamento traumatiche e la presenza di malattia parodontale non controllata.

Le recessioni gengivali possono guarire spontaneamente senza intervento?

Le recessioni gengivali raramente guariscono spontaneamente una volta stabilizzate. In alcuni casi limitati, particolarmente nei giovani pazienti con recessioni minime (1-2 mm) causate da trauma da spazzolamento, l'eliminazione del fattore causale e l'adozione di tecniche di igiene orale atraumatiche possono consentire un parziale miglioramento. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, una volta che il tessuto gengivale si è ritirato, è necessario un intervento professionale per ripristinare la copertura radicolare.

Autore: Dottor Carnabuci

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